La macchina è rotta

La macchina è rotta

Come lavorare con la Pubblica Amministrazione

Recentemente sono stato contattato da due enti pubblici per svolgere alcune attività ed in entrambi i casi mi è stato chiesto di iscrivermi al “MEPA”, ovvero al portale online che censisce le aziende ed i professionisti che possono lavorare per la pubblica amministrazione.

Di fatto va compilata una autocertificazione nella quale si dichiara di rispettare determinati requisiti e quindi essere idonei per poter avere rapporti lavorativi con lo stato Italiano.

Una volta che il portale accetta la domanda di iscrizione si entra negli elenchi pubblici e così gli enti possono commissionare i lavori.

Detta così sembra tutto molto facile, cosa mai potrebbe andare storto?

Belle idee…

L’idea di avere un elenco di soggetti che possono lavorare con la pubblica amministrazione non la trovo sbagliata. Permette di avere un punto unico dove le aziende vedono i bandi degli enti pubblici ed allo stesso tempo questi ultimi possono vedere chi fornisce determinati servizi e prodotti.

Inoltre, in linea teorica, questo sistema permette anche di ridurre la probabilità che aziende non virtuose ricevano compensi dallo stato con soldi pubblici. Onestamente preferirei che ci fossero a monte i controlli e le sanzioni in modo che non dovesse servire uno strumento come questo portale, ma la situazione è quella che è.

… ma sviluppate male

Purtroppo, anche se l’iniziativa è lodevole, il portale e tutto il sistema è decisamente lento, farraginoso e con un livello di usabilità indecente.

Sì, ho scritto proprio “indecente”. Partiamo proprio dalla user experience. L’interfaccia utente è stata progettata in modo assurdo. Già usare il termine “progettata” è una esagerazione. Abbiamo elementi interattivi che si confondono con i testi, informazioni incomplete, pulsanti messi completamente a caso, procedure prive di un filo logico.

Capire come funziona il portale è un’impresa e la documentazione non aiuta. Non per niente ci sono aziende che, a pagamento, effettuano l’iscrizione al portale conto terzi, segno evidente di come questo “strumento per facilitare il dialogo tra stato e aziende e per incentivare l’evoluzione digitale del paese” sia abbastanza fallimentare.

Comunque, una volta capito come funziona l’iscrizione, ci si deve scontrare con il secondo enorme problema: la lentezza atavica del sito. Ogni procedura impiega minuti e minuti con il rischio che addirittura il sistema vada in errore:

Figura 1: Esempio di errore che appare nel portale acquistinretepa.it

Figura 1: Esempio di errore che appare nel portale acquistinretepa.it

Il primo rifiuto

Un problema che ritengo molto grave, è l’assenza di un sistema di notifiche email. Ad esempio dopo aver inviato la richiesta di iscrizione mi sarei aspettato una comunicazione nel caso di errori. Invece ho dovuto scoprire per caso, dopo due settimane, che la mia richiesta non era stata accettata. Visto che non avevo più avuto feedback mi sono insospettito e così sono entrato nel portale per vedere se c’era qualche aggiornamento e solo a quel punto ho scoperto la comunicazione.

Onestamenete non mi sembra così complicato inviare una mail. Non si può pretendere che gli utenti debbano attivamente accedere al portale per vedere se ci sono problemi.

Ma l’aspetto più assurdo di tutta la faccenda è il motivo del rifiuto della richiesta: l’operatore non era stato in grado di aprire il documento PDF firmato digitalmente che avevo allegato alla domanda.

Si tratta di un PDF generato dal portale stesso che va firmato digitalmente usando un software per la firma digitale, nel mio caso ho usato quello ufficiale fornito dalla camera di commercio.

La motivazione è stata inputata al fatto che il file è danneggiato e quindi non leggibile.

Premesso che il file che ho inviato non era danneggiato, era leggibile e che il software di firma funziona correttamente, posso solo avanzare due ipotesi:

  1. durante l’upload il portale ha rovinato il file;
  2. l’operatore che deve verificare la richiesta non sa come aprire il file.

Dal portale è possibile scaricare il file caricato e, sorpresa delle sorprese, il file è leggibile. Che alternativa rimane? Lascio a chi legge il compito di trarre le proprie considerazioni.

Ritenta, sarai più fortunato

Rimando nuovamente il file sperando che questa volta la procedura vada a buon fine. Aspetto qualche giorno e poi ricontrollo nel portale. Richiesta annullata nuovamente. E questa volta senza motivazioni.

Non c’è due senza tre

Non mi do per vinto. Mi dispiacerebbe rifiutare due lavori a causa di un disguido di questo tipo. Quindi compilo il modulo per la richiesta di chiarimenti, ed è proprio al termine di questa procedura che decido di scrivere questo sfogo. L’assurdità del sistema raggiunge livelli estremi e mi cadono definitivamente le braccia.

Il modulo per la richiesta di chiarimenti

Dopo aver compilato ed inviato il modulo per la richiesta di chiarimenti, form che ha impiegato diversi minuti per essere elaborato, si è aperta una pagina contenente una tabella con oltre settantamila righe nelle quali sono apparentemente indicate le risposte inviate dal MEPA a chi ne ha fatto richiesta.

A parte il fatto che non sono sicuro al 100% che sia corretto mostrare questi dati una volta che l’utente ha compilato il form, questa pagina è la dimostrazione ineluttabile che chi ha sviluppato il sito ha gravi carenze in ambito di progettazione e programmazione di sistemi informatici.

Ecco perché sono arrivato a questa conclusione.

  1. Ho un forte dubbio sulla correttezza di questi dati in quanto, dopo averne aperti una ventina a campione, ho notato che in tutti i casi il destinatario indicato nella pagina di dettaglio comunicazione è sempre uguale:

    «MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - CAPITANERIA DI PORTO - GUARDIA COSTIERA - UFFICI LOCALI MARITTIMI - UFFICIO LOCALE MARITTIMO DI PRAIA A MARE»

    Mi pare strano che in paesino calabrese di seicento anime vengano effettuate settantamila richieste. È evidente che qualcosa non funziona e che nessuno ha mai fatto dei test.

  2. Ammettiamo per un momento che vada bene mostrare tali dati, trovo comunque assurdo che in in un sito istituzionale, che sarà costato un occhio della testa, i programmatori non implementino il concetto di paginatore in una pagina con così tanti risultati.

  3. E poi, seriamente, come è possibile che un form con due campi di testo in croce richieda più di cinque minuti per essere inviato?

  4. Se accedo nuovamente alla pagina delle comunicazioni vedo solo le mie, giustamente, e le altre settantamila scompaiono. Ciò mi conferma che il comportamento al termine dell’invio del modulo è sbagliato.

Insomma, errori dappertutto, inesattezze, dati probabilmente inutili e forse anche scorretti. Tutto pagato dai contribuenti.

Non ci sono scuse

Spesso difendo gli sviluppatori che, alle prese con progetti di questo tipo, combinano disastri. Conosco le condizioni dei programmatori, soprattutto nelle grandi società incaricate a lavorare in commesse di questo genere. Spesso sottopagati e messi sotto forte pressione per star dentro alle scadenze e magari con contratti ridicoli. È comprensibile che lavorino male.

Questo portale però non è scusabile. Probabilmente la situazione è frutto di un sistema formativo scadente, con un processo di selezione incompetente ed un controllo dei risultati decisamente assente.

Tutta la filiera ha un livello qualitativo assolutamente inaccettabile.

Purtroppo non sto scoprendo nulla di nuovo. Pare assodato che lo stato italiano operi da decenni in modo discutibile e pressapochista in praticamente tutti i settori: istruzione, sanità, lavori pubblici, servizi ai cittadini ed alle aziende.

Continuamente i media pubblicano notizie di come la pubblica amministrazione amministri in malo modo lo stato e sperperi i fondi a disposizione quindi questo caso non deve sorprendere. Tutti abbiamo visto i recenti flop dei “click day”, dell’app “Immuni”, delle procedure per il “bonus 600 euro” e così via.

Se da un lato non difendo programmatori e progettisti di dubbia competenza, di sicuro non difendo nemmeno i dirigenti che ricevono compensi non bilanciati alle loro reali competenze visto i scarsi risultati. Purtroppo è sempre la solita storia, tra scaricabarili e scuse più o meno inventate nessuno paga per gli errori che commette.

Probabilmente la situazione è frutto di un sistema formativo scadente, con un processo di selezione incompetente ed un controllo dei risultati decisamente assente.

Al terzo tentativo la richiesta è stata accettata, il file non era danneggiato ma nei primi due tentativi era l’operatore che non sapeva come aprirlo. In tutto la procedura di attivazione ha richiesto quasi 50 giorni per essere portata a termine. Tutto è bene quel che finisce bene, ma non oso immaginare fra sei mesi come sarà la procedura di rinnovo dell’iscrizione.

Leonardo Finetti

Leonardo Finetti
Si occupa di informatica dalla metà degli anni novanta principalmente in ambito web con tecnologie Open Source. Esperto di Drupal e di SEO offre consulenze in tali ambiti e nel tempo libero si diletta scrivendo articoli di informatica ed anche di design, ergonomia, usabilità e sicurezza.

Se ti piace questo sito puoi usare il link di affiliazione Amazon cliccando qui.