Digital freedom: ridurre i rischi di vendor lock-in
La migrazione
Con un po’ di fatica ho terminato anche la migrazione del secondo blog che avevo sulla piattaforma Blogger. Si tratta di un progetto che ho seguito per circa 3 anni, dal 2013 al 2016, e che mi dispiaceva lasciare nel limbo. Pertanto, un post alla volta, ho spostato oltre 60 articoli in questo nuovo sito.
Ma perché non ho lasciato il blog dove stava?
Ci sono diversi motivi. Per prima cosa volevo avere un blog unico e concentrare gli sforzi su un numero inferiore di siti web. Avrei potuto cancellarlo ma molti articoli sono ancora attuali, nel bene o nel male, quindi mi fa piacere averli qui in questo sito.
Inoltre in questo periodo sto cercando, ove possibile, di non usare servizi che potenzialmente possano impedirmi di gestire i miei dati in libertà. Ed ecco quindi il tema principale di questo articolo.
È notizia proprio di questi giorni che il servizio di storage Google Photos non sarà più illimitato. Fin dalla sua presentazione mi è sembrato troppo strano che Google regalasse spazio infinito gratuitamente, ed infatti dal primo giugno 2021 non sarà più così. Oltre i 15GB di spazio il resto sarà a pagamento anche per le foto. Di fatto trasformando i dati degli utenti in una sorta di “ostaggio digitale”.
Fortunatamente sono abbastanza smaliziato da non cadere in questo tipo di trappole, ma evidentemente più di qualcuno continua a cascare nelle grinfie del vendor lock-in.
Trasformando i dati degli utenti in una sorta di “ostaggio digitale”.
Liberarsi dal vendor lock-in
Ad oggi è veramente difficile non essere invischiati in questo tipo di meccanismo, ma con un po’ di attenzione si può cercare di ridurre la propria dipendenza da piattaforme che da un giorno all’altro possono usare i dati dei propri utenti di fatto per ricattarli.
Certo, gli utenti di Google Photos hanno più di sei mesi di tempo per spostare le foto, ma più di qualcuno, magari con decine o centinaia di gigabyte di foto, avrà sicuramente qualche difficoltà nella migrazione. Google di sicuro non ti impedisce di spostare i dati, ma non rende nemmeno la vita facile, sto già leggendo diversi post su Reddit di utenti che faticano a scaricare l’archivio completo delle foto a causa di rallentamenti o interruzioni.
Io sto solo aspettando il momento in cui GMail verrà limitato in qualche modo per vedere la reazione degli utenti. Visto come vanno le cose ultimamente non mi stupirei se la maggior parte degli utenti si limitasse a borbottare un po’ per poi cedere e pagare.
Nel mentre sto già gestendo la maggior parte delle mie comunicazioni email tramite un mio servizio di posta privato (Open Source) e tutti i servizi importanti li ho già associati ad indirizzi non Gmail (spero di non dimenticarne qualcuno nel processo).
Hansel, Gretel e la strega
Attenzione, con questo non voglio assolutamente dire che sia sbagliato utilizzare servizi “gratuiti” di terze parti. Sto semplicemente osservando che è facile abituare gli utenti ad un servizio gratuito e poi, quando questi ultimi non ne possono più fare a meno, trasformarlo in servizio a pagmento.
È come la storia di Hansel e Gretel: la strega non ha fatto fatica ad attirare le sue vittime con prelibati dolcetti. Vedremo se gli utenti saranno furbi come i protagonisti della fiaba e sconfiggeranno la strega o se finiranno nel pentolone.