Io di informatica non ci capisco molto
È un periodo di riflessioni
Mi fermo spesso a pensare sull’evoluzione, su come cambiano le cose, le persone, i pensieri.
D’altronde il cambiamento è sempre stato un mio chiodo fisso fin da bambino al punto che la tesina per l’esame di maturità aveva come titolo «Evoluzione?».
Sì, con un punto di domanda alla fine, chissà se allora i prof l’avranno notato. Io di sicuro ho sempre notato il mondo attorno a me mutare in continuazione e quel punto di domanda è ancora un interrogativo aperto.
Ma quanto effettivamente la società percepisce come tutto stia cambiando? Il clima, la tecnologia, l’economia, le interazioni tra le persone…
Lavorando nel mondo dell’informatica presto molta attenzione alle questioni legate alle nuove tecnologie e mi è tornata in mente una frase che ormai avrò sentito mille volte, anche ieri. Si parlava del più e del meno, della situazione attuale, di salute, del lavoro. «Lavori con il computer?», ed io: «Certo: sono un informatico». «Ah, io di informatica proprio non ci capisco nulla, con i computer sono una frana».
[…] io di informatica proprio non ci capisco nulla […]
Soffermiamoci un istante su questa frase. Non è falsa, anzi, è vera per la maggior parte della popolazione.
Ma normalmente, quando una persona incontra un professionista, di qualunque altro settore, che reazione ha? Per esperienza personale non credo proprio risponda in questo modo. Ad un dentista non gli si dice «Non sono un esperto di odontoiatria», con un tono (quasi) da confidenza personale. Non è un segreto… è ovvio che ognuno ha una propria specializzazione.
Perché invece nella stragrande maggioranza dei casi le persone si confessano all’informatico, quasi vergognandosi, affermando di non conoscere la materia?
Forse ci si vergogna di non essere al passo con i tempi? Gli adulti vedono i ragazzini apparentemente più esperti di tecnologia e quindi hanno quasi paura di rimanere indietro? Onestamente non ho ancora capito l’origine di questo fenomeno.
Le nuove tecnologie
L’informatica, il mondo digitale e più in generale tutte le novità tecnologichei offrono soluzioni straordinarie a problemi del passato, ma spesso non sono sfruttate a dovere.
Ripenso a tutti quei casi in cui le nuove tecnologie, in mano praticamente a chiunque, sono usate ed abusate, spesso inconsapevolmente, causando anche danni o comunque rendendo più difficile la vita alle persone quando invece il loro scopo sarebbe quello di facilitarla.
Da un lato abbiamo la mancanza di interesse, le persone non sono motivate ad approfondire certe tematiche. Dall’altro abbiamo una formazione spesso carente che non aiuta di certo a stimolare la curiosità.
In mezzo a tutto questo marasma troviamo firgure come gli informatici che devono far funzionare i sistemi ed allo stesso tempo spiegarne il funzionamento agli utenti o giustificare le proprie azioni a chi “non ci capisce nulla di informatica” che, oltretutto, spesso non si fida degli esperti.
Questione di fiducia
Man mano che scrivo questo pezzo mi accorgo che il discorso è molto più ampio rispetto a quello che avevo in testa quando ho cominciato l’articolo. Volevo soffermarmi sul livello di alfabetizzazione informatica e su come i tecnici vengono (mal) considerati ma sotto certi aspetti tutto si collega a tematiche decisamente complesse come quelle legate ad una sfiducia più generalizzata di fronte agli “esperti”.
Una sfiducia nella scienza che soprattutto negli ultimi anni è esplosa anche a livello mediatico e sta causando notevoli danni alla società, nella politica e nell’economia.
La difficoltà di analizzare con senso critico i fatti. L’arroganza di molti nel voler affrontare discorsi in cui non sono preparati. Sono aspetti della stessa medaglia che ha gran poco di quel concetto di evoluzione positiva dell’uomo.
Non ci fida del tecnico, forse perché troppi si improvvisano e rovinano la reputazione di chi lavora con professionalità e competenza? Non ci si fida per ignoranza? Non ci si fida per abitudine?
Non ho una risposta a queste domande e probabimente questo articolo è solamente uno sfogo, ma spero che possa anche essere uno spunto di riflessione per qualcuno, o anche solo per me.